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L'anno in cui l'Inter (non) andò in Serie B


L'anno in cui l'Inter (non) andò in Serie B

"Mai stati in B" è sempre stato uno dei vanti e degli slogan più sbandierati dai tifosi dell'Inter, specie dopo i fatti di Calciopoli, che hanno determinato la retrocessione d'ufficio in Serie B dei rivali della Juventus.


In pochi sanno però che anche i nerazzurri, nella loro storia ultracentenaria, prima ancora che venisse istituita la Serie A a girone unico, hanno rischiato una volta di finire in quello che ai tempi era chiamata Seconda Divisione, e che comprendeva svariati gironi su base regionale.


Dopo la tragedia della prima guerra mondiale, il campionato italiano di calcio era ripartito nella stagione 1919/20 sotto l'egida della FIGC con quasi 70 società iscritte. Ad aggiudicarsi lo scudetto è l'Internazionale, che tenendo fede a quella che sarà una lunga serie vincente nei tornei di fine decennio, forte del contributo di giocatori di prim'ordine come il bomber italo-svizzero Aebi, i fratelli Cevenini e il portiere Campelli, unico superstite con lo stesso Aebi della vittoria del 1910, sbaraglia la concorrenza di Genoa e Juventus nelle finali interregionali, e nella finalissima di Bologna, il 20 giugno 1920, supera non senza fatica il sorprendente Livorno per 3-2.


Per l'Inter è il 2° titolo della sua storia, ma gli anni che seguiranno non saranno così esaltanti. Già nel luglio del 1920 l'affollamento della Serie A, allora chiamata Prima Divisione, è oggetto di grande discussione nell'assemblea federale che vede la partecipazione di oltre 150 delegati dei club. Accade in quel contesto che 47 club, prevalentemente liguri e piemontesi, diano vita ad una prima spaccatura in seno alla FIGC, creando la Lega Italiana del Gioco del Calcio.


La frattura si ricompone però in autunno, giusto in tempo per non compromettere il campionato 1920-21: i club 'ribelli' rientrano nella FIGC davanti alla promessa che sarà trovata una soluzione al sovrafollamento dei tornei maggiori. La Federazione Italiana Giuoco Calcio affida l'incarico di studiare un progetto di riforma a Vittorio Pozzo, già commissario tecnico della nazionale italiana ma ancora lontano dai grandi successi internazionali che arriveranno negli anni Trenta.


Pozzo si mette al lavoro e formula la sua proposta, che passerà alla storia come 'Progetto Pozzo': un torneo di Serie A con 24 squadre suddivise in due raggruppamenti, Centro-Nord e Centro-Sud, con la finale secca a metter di fronte le due formazioni vincitrici. In attesa che si prenda una decisione sul nuovo format, il campionato 1920/21 parte con una struttura elefantesca.


Al via si presentano infatti 88 squadre (numero che costituirà il massimo assoluto di ogni tempo per la Serie A), suddivise in molteplici gironi. Al termine di una stagione estenuante per numero di gare, a spuntarla è l'Unione Sportiva Pro Vercelli, che aveva assunto questa denominazione dopo la fusione con l'U.S. Vercellese. I piemontesi, superato nelle finali zonali il Bologna, si aggiudicano il sesto scudetto della loro storia, battendo a Torino 2-1 il Pisa (che aveva prevalso sul Livorno) il 24 luglio 1921.


Nello stesso giorno della finale, sempre a Torino si riunisce l'annuale assemblea federale, che tuttavia, a sorpresa, fallisce l'obiettivo di ratificare 'il Progetto Pozzo'. L'incontro era stato preceduto il giorno prima da quello delle piccole società, che a Novi Ligure si erano coalizzate per dare battaglia alle big. Al momento della votazione, il risultato è così di 113 voti contrari a fronte di 65 voti favorevoli: la riforma non avrà luogo.


A questo punto però la spaccatura è completa: le società maggiori si svincolano dalla FIGC e fondano la Confederazione Calcistica Italiana, in sigla CCI. Presidente della neonata Confederazione è posto l'avvocato Luigi Bozino, presidente proprio della U.S. Pro Vercelli campione d'Italia in carica.


Lo scisma porta alla disputa di due distinti campionati nella stagione 1921/22: da una parte quello ufficiale sotto l'egida della FIGC, con partecipanti squadre minori del Centro-Nord Italia, denominato Prima Categoria, dall'altra quello Confederale con al via le grandi squadre, denominato Prima Divisione. Entrambe, FIGC e CCI, organizzano anche i rispettivi tornei di Serie B.


L'Inter, come tutte le squadre più importanti, è fra i club "scissionisti" che approdano nel campionato organizzato dalla CCI. Per le big si presenta però subito un problema non di poco conto: la FIGC, a mo' di ricatto, impone ai giocatori della nazionale italiana di giocare in squadre del proprio campionato, pena la perdita del posto.


Accade così che diversi calciatori, per poter continuare a giocare in nazionale, lascino i club di appartenenza per approdare in società che disputano la Prima Categoria. L'Inter perde in questo modo il suo uomo di maggior talento, Cevenini III, noto Zizì, che nella stagione precedente aveva segnato 31 reti e assieme ai suoi fratelli Aldo (I) e Mario (II), anch'essi in forza ai nerazzurri, raggiunge il quinto componente della mitica dinastia, Carlo, alla Novese, società di Novi Ligure. Con loro saluta i milanesi anche l'attaccante Giuseppe Asti.


Mentre i fratelli Cevenini trascinano la Novese alla vittoria del campionato di Prima Categoria FIGC, i milanesi, che della rosa dell'ultimo scudetto hanno in squadra solo pochi superstiti, fra cui Aebi, inseriti nel Girone B della Lega Nord, incappano in una stagione disastrosa: appena 3 vittorie in 22 partite, con 29 goal fatti e ben 66 subiti. È senza dubbio il peggior risultato di sempre della loro storia.


Il titolo va invece all'U.S. Pro Vercelli, che con 7 Scudetti eguaglia provvisoriamente le vittorie del Genoa. È il canto del cigno della provincia piemontese, che da quel momento in poi, non riuscirà più a vincere nessuno scudetto. Intanto la prima edizione della neonata Coppa Italia se la aggiudica a sorpresa un altro club ligure, il Vado.


Il futuro dell'Inter è in bilico: il regolamento della CCI prevedeva inizialmente la retrocessione diretta delle ultime due classificate dei gironi zonali di Prima Divisione a fronte della promozione delle prime due formazioni della Seconda Divisione che aveva disputato il girone della stessa zona, ma in un secondo momento venne invece stabilito che per ciascuna zona geografica ci sarebbero stati degli spareggi fra le prime della Seconda Divisione e le ultime 2 formazioni di Prima divisione. L'Inter si preparava così a giocarsi la permanenza in Prima Divisone contro altri club CCI.


Tuttavia le cose per l'Inter e le altre squadre coinvolte negli spareggi cambiano repentinamente: i due enti contrapposti, FIGC e CCI, riallacciano il dialogo e in tempi rapidi si giunge ad un accordo. I club secessionisti rientrano in FIGC in cambio di una riduzione parziale delle squadre partecipanti, sulla base dei titoli sportivi e soprattutto della solidità economica.


L'incarico di trovare una soluzione è affidato stavolta al Direttore de 'La Gazzetta dello Sport' Emilio Colombo. La sua proposta di riforma dei campionati prenderà il nome di 'Compromesso Colombo' o anche 'Lodo Colombo' e prevede una riduzione graduale delle squadre della massima divisione nel Nord Italia.


Al nuovo campionato di Prima Divisione avrebbero partecipato 'solo' 36 squadre, suddivise in Lega Nord e Lega Sud a seconda della propria collocazione geografica. Le due organizzazioni vi avrebbero iscritto in primo luogo ognuna le rispettive 12 migliori squadre classificate nel 1921/22. Altre 12, per arrivare a 36, sarebbero state scelte in base a requisiti tecnico-economici.


Si decide che di queste 12, 6, provenienti tutte dal campionato CCI, vengano ammesse d'ufficio al nuovo torneo di Prima Divisione: si tratta di Milan, Verona, Legnano, Torino, Savona e U.S. Milanese. Per individuare le ultime 6, alla fine, si opta per far giocare degli spareggi misti fra le squadre classificatesi agli ultimi posti nella prima serie dei due diversi tornei e le squadre prime classificate delle seconde serie.


La formula adottata prevede che le migliori due squadre dei gironi di Seconda Divisione disputino un turno preliminare di spareggi con le ultime classificate dei gironi di Prima Divisione CCI, le cui vincenti vadano poi ad affrontare un secondo turno di spareggi, insieme ad altre 4 squadre confederali contro 6 squadre federali.


Fra i club interessati c'è anche l'Inter, che anziché giocare un solo spareggio, come previsto dal regolamento confederale, con il Compromesso Colombo deve così disputarne due. La sfida del turno preliminare è il derby in gara secca contro lo Sport Club Italia, secondo classificato della Lega Nord della Seconda Divisione CCI alle spalle del Derthona.


La gara è fissata per il 2 luglio e dovrebbe giocarsi nello Stadio di Via Goldoni, il terreno di gioco dei nerazzurri. Sono però passati di fatto 3 mesi dalla fine del campionato CCI, che si era concluso ad aprile, e per lo Sport Club Italia è un vero problema mettere insieme 11 giocatori: molti, infatti, sono impegnati nel servizio militare e, come se non bastasse, la piccola società sta attraversando una crisi che porterà allo scioglimento della sezione calcistica.


L'avversario comunica così all'Inter in anticipo la propria rinuncia alla partita, i nerazzurri vincono a tavolino 2-0 e avanzano agli spareggi misti con squadre di FIGC. L'Inter "pesca" la Libertas Firenze, che nel turno preliminare FIGC aveva battuto l'Enotria 2-1.


Stavolta il confronto si disputa in gare di andata e ritorno: in caso di una vittoria per parte è prevista la disputa di una terza partita. L'Inter, però, non ne avrà bisogno: i milanesi il 9 luglio travolgono 3-0 i fiorentini in casa con doppietta di Tullio Aliatis e rete di Ermanno Aebi, e nel ritorno a Firenze, il 16 luglio, pareggiano 1-1. I toscani passano a condurre con Mattei al 29' del primo tempo, nella ripresa però è decisivo ancora una volta un goal dell'italo-svizzero, che firma il pareggio al 75' e di fatto regala la Prima Divisione ai nerazzurri.


Grazie al "Compromesso Colombo" l'Inter si guadagna sul campo il diritto di restare in Serie A ed evita la Serie B. Potendo così fregiarsi ancora oggi, unico club in Italia dopo Calciopoli, dello slogan: "Mai stati in B".

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