Osservando la cartina geografica è possibile vedere che l’Irlanda è divisa in due parti: la parte più grande dell’isola infatti appartiene alla Repubblica d’Irlanda, mentre un’area nord-orientale è il territorio dell’Irlanda del Nord, che fa parte del Regno Unito.
Per circa sedici secoli (dal IV a.C. al XII d.C.) l’Irlanda, ad eccezione di un periodo sotto l’occupazione vichinga, ha goduto di una sua autonomia; in seguito è gradualmente passata sotto il dominio del Regno d’Inghilterra, da cui solo nel secolo scorso una gran parte dell’isola è riuscita ad emanciparsi, al termine di una lunga storia di violenze e scontri.
Durante la dominazione inglese l’Irlanda mantenne un suo parlamento, che poteva però legiferare solo con il consenso dei sovrani inglesi; nel cinquecento l’Inghilterra provò ad imporre agli irlandesi il protestantesimo e la Chiesa anglicana: in questo scenario il cattolicesimo divenne un elemento distintivo dell’identità irlandese; i conflitti nel tempo continuarono a crescere.
L’Irlanda entrò formalmente a far parte del Regno Unito solo con l’Atto di unione del 1800: il parlamento locale fu soppresso e i cittadini erano costretti a vivere in condizioni sempre peggiori, spesso spogliati delle loro terre e relegati alle dipendenze dei nuovi proprietari terrieri, inglesi e protestanti, che si insediarono soprattutto nella zona nord-orientale dell’isola a partire dal sedicesimo secolo.
Nella seconda metà dell’ottocento i nazionalisti irlandesi divennero sempre più attivi; il governo britannico provò ad introdurre l’autogoverno (home rule), ma fu approvato solo nel 1910 e lo scoppio della prima guerra mondiale ne bloccò l’applicazione e diede il via ad una nuova ondata di violenza che vide come protagonista l’IRA, l’esercito repubblicano irlandese.
A cavallo tra il 1920 e il 1921 si raggiunse il compromesso: l’Irlanda venne divisa in due parti. Sei delle nove contee dell’Ulster (dove ormai la maggioranza era formata da protestanti, anche se la presenza di cattolici era massiccia) rimasero al Regno Unito, mentre il resto dell’isola, abitato prevalentemente da cattolici, ottenne l’indipendenza e prese il nome di Stato libero d’Irlanda.
Anche questa fase fu contraddistinta da violenza, anzi, da una vera e propria guerra civile tra chi era d’accordo con il compromesso e chi voleva l’unificazione dell’isola intera. Nel 1937 lo Stato libero d’Irlanda si staccò dal Commonwealth e diventò la Repubblica d’Irlanda, che nel 1949 raggiunse la completa autonomia dal Regno Unito.
A partire degli anni ’60 nelle sei contee dell’Ulster rimaste al Regno Unito si scatenarono gli scontri tra IRA e terroristi protestanti, con la Gran Bretagna che decise di militarizzare la regione. Gli scontri andarono avanti negli anni settanta e ottanta, andando a diminuire solo nel corso degli anni ’90, soprattutto dopo il raggiungimento di un accordo nel 1998, quando l’Irlanda del Nord riusci ad ottenere una maggiore autonomia e un parlamento con effettivi poteri.
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