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Perché la Corsica non è italiana?


Perché la Corsica non è italiana?

La Corsica è la quarta isola più grande del Mar Mediterraneo, dopo la Sardegna, la Sicilia e l’isola di Cipro. Oggi appartiene politicamente alla Francia, ma geograficamente, culturalmente e storicamente quest’isola è appartenuta all’Italia e ancora oggi vi è legata.


La Corsica fu conquistata dagli antichi Romani assieme all’Isola della Sardegna in seguito alla loro vittoria nella prima guerra punica e fu utilizzata come terra di esilio per i cristiani. Successivamente cadde nelle mani dell’Impero bizantino nell’anno 555, fino all’arrivo di Carlo Magno nel 774 che si prese l’isola assieme a tutta l’Italia centro – settentrionale. Alla fine dell'VIII secolo fu la volta dei Mori; Ancora oggi la bandiera della Corsica raffigura la testa di un Moro.


Nell’828 l’isola passò per volere di Bonifacio II al conte di Lucca, che la difese dalle incursioni saracene. Nel 1073 l’amministrazione dell’isola fu affidata a Landolfo vescovo di Pisa per volontà di Papa Gregorio VII e poi alla Repubblica di Pisa. Quest’ultima, che aveva sempre intrattenuto scambi commerciali con l’isola, fece vivere un periodo davvero florido per la Corsica da ogni punto di vista. Si hanno testimonianze di quel periodo ancora oggi: dalle belle opere architettoniche, all’influenza toscana nell’idioma e nella cultura dell’isola; uno dei vitigni più apprezzati della Corsica è stato portato sull’isola proprio dai pisani.


Questo periodo luminoso terminò però nel 1284, quando Genova sconfisse Pisa durante la “battaglia della Meloria”. Per molti anni l’isola venne contesa dalle due e dal Regno d’Aragona, fino al 1295, anno del Trattato di Anagni di Papa Bonifacio VIII con cui stabiliva la nascita del Regno di Corsica e della Sardegna affidati a Re Giacomo II di Aragona, il quale però mostro molto più interesse in quest’ultima isola, lasciando la prima in balia di sé stessa. Nel 1347 un’assemblea composta dai principali esponenti di potere dell’isola decide di chiedere la protezione alla Repubblica di Genova che ottenne così la sovranità dell’isola.


Nel ‘700 in seguito al malcontento generale sull’isola nacquero i primi gruppi di indipendentisti che reclamavano una Corsica libera, a capo di questo movimento un certo Pasquale Paoli all’epoca di soli trent’anni, personaggio decisivo nella rivolta còrsa, la prima vera rivoluzione borghese d’Europa.


A Pasquale Paoli si deve la creazione dell’Università di Lingua italiana nel 1765, all’epoca lingua ufficiale dello Stato della Corsica. Sempre a lui si deve anche la prima costituzione democratica della Corsica indipendente (a cui collaborò nella stesura anche il filosofo Jean-Jacques Rousseau) dal 1755 al 1769, anno in cui venne infine conquistata definitivamente dalla Francia.


La Francia, durante la guerra dei sette anni aveva perso tutte le colonie che possedeva in America, ora divenute di proprietà dell’Inghilterra. Aveva perciò estremamente bisogno della Corsica per mantenere almeno il controllo sul Mar Mediterraneo. Disinteressandosi del fatto che nel frattempo l’isola fosse diventata una Repubblica indipendente, si approfittò della debolezza della Repubblica di Genova che anch’essa bramava di riconquistare l’isola, inducendola a firmare nel 1764 il Trattato di Compiègne.


Genova infatti era incapace a contrastare da sola lo spirito rivoluzionario degli isolani e, secondo il trattato appena firmato: la Francia di Re Luigi XV sotto il governo di Germain Louis Chauveline e del Duca di Choiseul, avrebbe inviato le sue truppe in Corsica a spese di Genova, per aiutare quest’ultima a conquistare nuovamente l’isola. In realtà per la Francia si trattava di un astuto piano per estorcere la Corsica a Genova.


Una volta lì infatti i francesi non attaccarono gli isolani, tentarono di convincere Pasquale Paoli a passare dalla loro parte e occuparono le sedi genovesi sull’isola per circa 4 anni durante i quali sperperarono tutto il denaro di Genova, causandole un enorme debito che non sarebbe più riuscita a sanare. Genova fu così stata costretta a riconoscere la Francia come padrona legittima della Corsica attraverso un Trattato firmato a Versailles.


Seguì una sanguinosa campagna militare di conquista sull’isola da parte del Governo francese, alla quale Pasquale Paoli fu un protagonista assoluto, nel vano tentativo di proteggere la sua Repubblica dagli invasori; il 9 maggio del 1769 a Ponte Nuovo, i còrsi furono sconfitti ma con onore dimostrando un ammirevole coraggio. Pasquale Paoli sopravvisse a quella battaglia ed esiliò a Londra per poi tornare nuovamente in Corsica solo circa 20 anni dopo.


Fino al 9 maggio 1859 l'italiano in Corsica era la lingua ufficiale, dopodichè lo divenne quella francese. Altra lingua parlata sull’isola era il còrso, un dialetto della famiglia di quelli toscani.


Il còrso si compone di molte varianti racchiuse in due principali gruppi linguistici: il “Cismontano” parlato soprattutto a nord dell’isola e più vicino all’italiano; poi abbiamo l’“Oltremontano” maggiormente diffuso invece a sud della Corsica, più arcaico e vicino alla lingua parlata nel nord della Sardegna.


Dal 2002 nelle scuole elementari della Corsica c’è la possibilità di imparare la lingua corsa originaria dell’isola, riconosciuta dal 2013 anche come lingua regionale francese. Inoltre sull’isola le indicazioni stradali e turistiche sono bilingue: francese e còrso.

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