All’interno della penisola italiana si trovano attualmente quattro stati indipendenti: l’Italia, la Città del Vaticano, il Principato di Monaco e San Marino. Quest’ultimo tra l’altro è la Repubblica più antica del mondo e vanta il più lungo periodo democratico dell’intero globo. La sua nascita si fa risalire al 301 d.C ed è una peculiarità a cui tengono molto gli abitanti del piccolo stato ai piedi del Monte Titano.
Una domanda che però ci si pone spesso è perché durante il processo di unificazione dell’Italia non sia stata inglobata anche la piccola repubblica arroccata fra le attuali Emilia-Romagna e Marche? Con la Restaurazione (1815), dopo il ciclone Napoleone, l’Italia era composta da 12 stati indipendenti. Fra tutti questi staterelli, l’unica repubblica era proprio San Marino. Tutti gli altri stati erano monarchie assolute o principati e solo nei decenni successivi di inizi ‘800, dopo vari moti insurrezionali, questi regimi assolutistici si “addolcirono” un po'.
Cosa permise alla piccola repubblica di rimanere indipendente durante l’epopea del Risorgimento? Ricordiamo che dal 1860 al 1870 di quei 12 stati ne rimasero solo 4 e il Regno d’Italia ne inglobò ben 8. Tutti conosciamo la spedizione dei mille guidata da Garibaldi che pose fine al regno dei Borbone a Sud, così come i plebisciti del centro Italia e la discesa dei piemontesi verso lo Stato della Chiesa che fecero sì che nel 1861 nacque il Regno d’Italia.
Prima di questa unificazione i tentativi di rivoluzione per avere più diritti e un paese unitario si registrarono in tutta Italia e spesso i fautori venivano giustiziati e perseguitati. Lo spirito che guidava i vari Mazzini e Garibaldi era di una Italia unita, ma soprattutto repubblicana.
Come dicevamo i tentativi di moti repubblicani furono molti prima del 1861. Uno su tutti fu la Repubblica di Roma del 1849 guidata tra gli altri da Garibaldi e Mazzini. Un esperimento soffocato nel sangue dall’esercito dello Stato della Chiesa con il supporto di Austria e Francia che schiacciarono la neonata Repubblica capitolina. Così Garibaldi fu costretto alla fuga verso Venezia che anch’essa stava sperimentando una Repubblica ribelle. Ed è qui che entra in gioco San Marino.
Nell’agosto del 1849, Garibaldi, ormai accerchiato dagli eserciti stranieri, era pronto a capitolare. Gli era rimasta però un'ultima carta da giocare per salvare la pelle. Transitare in uno stato straniero con un esercito di ribelli. Infatti, la sorte volle che i ribelli si trovassero proprio in prossimità della piccolo stato sammarinese. Non era però scontato il supporto viste le tensioni internazionali e anche perchè l’Austria aveva minacciato chi avesse aiutato Garibaldi. San Marino però per sua vocazione repubblicana più volte aveva già accolto rifugiati politici provenienti da tutta Italia pur mantenendo lo stato di neutralità. Così dopo un po’ di discussione San Marino diede parere positivo al transito dei garibaldini.
Così in quell'agosto del 1849, grazie al supporto della piccola repubblica, Garibaldi riuscì a fuggire tramite il Monte Titano e mettersi in salvo dall’esercito austriaco che voleva la testa dell’eroe dei due mondi. Questa cosa Garibaldi non la dimenticò mai e non perse occasione per elogiare la Repubblica più antica del mondo. Gli stessi sammarinesi gli diedero anche la cittadinanza onoraria. Fu proprio anche grazie a questi fatti, alla lunga storia repubblicana e alla neutralità (almeno sula carta) che a nessuno venne in mente di invadere il Monte Titano e così la piccola repubblica rimase indipendente durante tutta l’epopea del Risorgimento.
Oggi nel centro di San Marino si trovano tante targhe in memoria del passaggio di Garibaldi. Su una campeggia la frase detta dall’eroe risorgimentale all’indomani dell’unità d’Italia riferendosi al piccolo stato: “Vado superbo di essere cittadino di cotanto virtuosa repubblica”.
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